WICKED MINDS Visioni, deliri e illusioni (Tribute to Italian Prog) di Riccardo Storti

11 luglio 2011

Misurarsi con alcuni classici del progressive italiano, magari personalizzando il tutto con una bella iniezione di hard rock. Ecco la scommessa – fattasi ricetta – dei piacentini Wicked Minds che, con questa nuova uscita (pubblicata dalla Black Widow di Genova), hanno voluto (anche loro) omaggiare i 40 anni del movimento musicale tricolore.
Una gestazione maturata dal 2007 ad oggi, periodo in cui la band ha studiato i pezzi ed innescato stimolanti confronti con alcuni dei protagonisti diretti di quelle memorabili tracce. Una bella soddisfazione potere rivivere pietre miliari in compagnia dei vari Martin Grice, Lino Vairetti, Aldo Tagliapietra, Antonio Bartoccetti e Stefano “Lupo” Galifi.

I Wicked Minds si sono, da sempre, mostrati una band solida votata alla connessione vintage tra hard rock e psichedelia, pertanto il gesto di confrontarsi con la storia musicale dei nostri anni Settanta ha consentito loro di dimostrare ulteriormente la compattezza del collettivo. Pertanto, guai a toccare soprattutto l’impianto strumentale, mosso – per questo preciso episodio discografico – da una notevole ed encomiabile precisione filologica.
Il risultato è assai buono nella riproduzione di hit come Caronte I di The Trip, L’uomo degli Osanna (con Vairetti vocalist), Dentro me (una rarità di Dietro Noi Deserto con Bartoccetti alla chitarra) e l’hendrixiana Farfalla senza pois dei Gleemen (convincente l’impronta del cantante J.C. Cinel: qui è nel suo).
In due casi la qualità della resa supera addirittura l’originale: mi riferisco a Figure di cartone de Le Orme e alla suite di Zarathustra del Museo Rosenbach, grazie, soprattutto, all’inserimento delle voci di Aldo Tagliapietra e di Lupo Galifi. In particolar modo ispirato, il canto di Lupo non perde né pelo né vizio, per merito di un’affinità sonora marcata sul piano della “durezza” dinamica. Wicked Minds e Galifi si sono proprio trovati… (non me ne vogliano gli amici de Il Tempio delle Clessidre).
Ma non tutte le ciambelle vengono con il buco. Prendiamo il duplice cameo della bravissima Sophya Baccini: azzeccatissima in Io, la strega dei Circus 2000, ma non a suo agio alle prese con quell’inarrivabile capolavoro dei New Trolls che è La prima goccia bagna il viso. Sarà che la voce di Nico Di Palo è un gigantesco brand ineludibile, foriero di una drammaticità che, nell’interpretazione lirica della Baccini, viene a sfumare. Non è una questione di tecnica, anzi, probabilmente, qui ce n’è troppa rispetto all’originale dei New Trolls. Forse, in alcuni punti (“Tu che sei lassù…”), sarebbe bastata una duplicazione delle voci in funzione corale (se non altro per salvare lo spirito New Trolls).
Così come in Dio del silenzio dei Delirium, la voce di J.C. Cinel è assolutamente fuori posto, poi, per fortuna, arriva il sax baritono di Martin Grice a salvare capra e cavoli. Stessa percezione per il medley dedicato a La Nuova Idea (un mix da Mr. E. Jones e Clowns): fedeltà irraggiungibile di chitarre, tastiere, basso e batteria ma spettro “corale” poco brillante, a tratti piatto, se non – talvolta - calante.
Meglio la cantante di ruolo del gruppo, Monica Sardella, alle prese con Un posto de Il Balletto di Bronzo (eccellenti gli arrangiamenti organistici di Paolo Negri) e con Un villaggio, un’illusione di Quella Vecchia Locanda. Ma il compito più difficile si palesava dalle parti de La carrozza di Hans della PFM (chiusa dal tema di Impressioni di settembre). E la ragazza non se l’è cavata male, grazie anche al coraggioso tentativo di offrire un’interpretazione non proprio sovrapponibile all’originale.
In sostanza, il lavoro dei Wicked Minds è altamente positivo, se non addirittura strabiliante, sul fronte delle scelte e degli esiti strumentali, però risulta, invece, penalizzato da sbavature sul piano di alcune opzioni vocali che avrebbero meritato una maggiore ponderatezza “registica”.

© Riccardo Storti



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