LUIGI MILANESE Equinox - di Riccardo Storti

1 ottobre 2014


Può un disco essere il più autentico e fedele curriculum vitae per un musicista? Questo è l'interrogativo che mi è sorto  appena ho dedicato il mio tempo all'ascolto di Equinox, CD del chitarrista acustico genovese Luigi Milanese. E la risposta è stata subito affermativa, già dopo avere dato un occhio alla tracklist. Si spazia, non perché Milanese abbia voluto mostrare sfoggio di conoscenze musicali a 360°, bensì perché Equinox racconta una vita musicale, che ha attraversato e sta attraversando lidi e latitudini sonore diverse tra loro. Interpretazioni che toccano il bardo celtico O'Carolan, J.S. Bach (la Sarabanda dalla Partita per liuto BWV 997), Villa Lobos (l'emozionante Preludio n. 4 in mi minore) e i Led Zeppelin, nonché pagine personali di indubbio interesse.
La chitarra – sotto le sue dita - si fa quasi orchestra nelle mirabolanti ascese fingerpicking di Flower of Lust (qui mi ha ricordato Riccardo Zappa) e negli arpeggi rarefatti ed essenziali di Cosmic Revolution.
Lui e la sua chitarra, un binomio felicemente scindibile, quando arrivano a dare una mano amici suonatori di archi, fiati, percussioni e pianoforti. Meritano una citazione lo Gnu Quartet, Marco Fadda e Fabio Vernizzi, musicisti ben noti non solo nella cerchia genovese. Il proposito cameristico brilla e valorizza ulteriormente l'imprinting chitarristico dei brani.
Alcune composizioni assumono colori brillanti grazie agli interventi di timbriche delicate quali l'oboe (Alice Fabbri), il sax soprano (Paolo Firpo) e il violoncello (Marila Zingarelli). In Little Modal Dance si evocano tessiture acustiche memori degli album anni Ottanta della Windham Hill;  La mia stella si apre con un'allusione ad Horizon di Hackett, ma lo sviluppo – puntellato dal canto del violoncello – potrebbe essere benissimo una base sonora per il primo Nick Drake; l'anima folk blues di un classico dei Led Zeppelin (Tangerine) assume inflessioni quasi da pop unplugged grazie alle sottolineature dello Gnu Quartet e alle percussioni di Marco Fadda; in Africa la chitarra si presenta inizialmente defilata, quasi affidando agli altri strumenti la scatola di montaggio melodico-armonica in un moto dinamico dalle intenzioni cangianti.
Che curriculum in pentagramma...

© Riccardo Storti

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