MARCELLO CAPRA Fili del tempo - di Riccardo Storti

24 ottobre 2011

La chitarra di Marcello Capra non è proprio uno strumento musicale. Direi che è più uno strumento di viaggio. Sì, perché il musicista piemontese ci ha ormai abituato da tempo a salire sulle corde della sua acustica, invitandoci a seguirlo per le strade tracciate ai bordi di un atlante pentagrammato.

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VITTORIO DE SCALZI Gli occhi del mondo - di Riccardo Storti

15 ottobre 2011

Vittorio De Scalzi è l’unico artista veramente in grado di dare voce e musica all’ineffabile mondo poetico di Riccardo Mannerini. “Ineffabile”. Fa specie usare questo aggettivo, per la poesia. Ineffabile. Impossibile da raccontare. Eppure la parola – in poesia – è tutto. Quando poi si scende (o si sale) per colorare con i suoni i versi, il rischio di una banale implosione per corto circuito è dietro all’angolo. Se il musicista decide di avvicinarsi al poeta, deve – come minimo – sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, cogliere quell’orizzonte che non sempre lo spartito ti consente.

Ma Vittorio De Scalzi è una vita che gira per i caruggi di Mannerini. Ci si infilò la prima volta nel 1968 con i New Trolls, complici De André e Gian Piero Reverberi, per Senza orario senza bandiera. Un contatto artistico mai cessato e, al tempo stesso, una consonanza tra i metri manneriniani e la facilità compositiva sull’arco melodico di De Scalzi.

Finalmente, ora, ci siamo. Dopo la brillante uscita zeneise del 2009 (Mandilli), De Scalzi, in collaborazione con il cantautore Marco Ongaro, ha pubblicato Gli occhi del mondo (produzione Aereostella).
Selezionando dal canzoniere di Mannerini, De Scalzi ci presenta una galleria di personaggi che vivono di sentimenti- spesso estremi - in un’atmosfera di magica quotidianità: la gelosia di Gionata Orsielli, la solitudine di Isabella Eggleston, l’educazione distratta di un Serial Killer colto nell’atto di uscire da un forno con “in mano il sacchetto del pane”, l’amore “stordito” di Martina di marzo “incerta sui tacchi fra incerti lampioni”. Scorrono veloci gli incubi di un crudele desiderio prenatale (Il ritorno) e agili trasfigurazioni evangeliche (12 pescatori), in fondo ad una geografia esistenziale tutta da riscrivere (Senza una voce), tracciando rotte attraversi temi sensibili quali il suicidio (Tante gocce), la giustizia (La corte), gli affetti più intimi (L’ultimo altare) e il senso della vita (Gli occhi del mondo).
Il tessuto musicale procede di pari passo con lo spirito delle liriche. È il De Scalzi compositore fine e maturo delle melodie di The Seven Seasons e di Mandilli, ma che non esita a personalizzare su diversificati stili di ballad: blueseggiante (Il ritorno), country-western (Gionata Orsielli, Serial Killer), mediterranea (Senza una voce), beatlesiana (Isabella Eggleston… con un mellotron alla Strawberry Fields Forever), italiana doc (Tante gocce), easy-listening (Sera sul mare), soul (Martina di marzo). Alcune canzoni (L’ultimo altare e Gli occhi del mondo) si conferma un ulteriore naturale allineamento con il De André di Anime salve e il Fossati anni Novanta. Un pizzico di Chicago con lo spirito saltellante di Le Roi Soleil, sostanzia il profilo melodico-ritmico de La corte, in mezzo al divertito e divertente gioco declamazioni forensi (voce dell’attore Corrado Tedeschi) e di staccati. Il rock, invece, a gamba tesa con una teoria di riff, stacchi e accordi pieni, spezzando la tenue atmosfera di 12 pescatori.
De Scalzi canta, suona pianoforte, piano elettrico, chitarre (classica e acustica), sintetizzatori e mellotron ed è accompagnato dal fedele Andrea Maddalone alla chitarra elettrica (molto bensoniano…), dal bassista Massimo Trigona (noto sessionman genovese che qualcuno di voi avrà visto sul palco de La Claque con Il Picchio Dal Pozzo) e dal batterista jazz Enzo Zirilli (ha suonanto con Moroni, Tavolazzi, Pieranunzi, Rolff). Tra i musicisti ospiti: Franz Di Cioccio della PFM (batteria nella seconda versione de Il ritorno), la White Light Orchestra (il trio d’archi degli Gnu Cabrera, Izzo e Rebaudengo), il chitarrista Paolo Bonfanti, il fisarmonicista rumeno Nani Tudor, il fiatista Edmondo Romano e il mandolinista Martino Coppo.
Un po’ come i protagonisti di Sera sul mare, Mannerini, De Scalzi e Ongaro diventano “ricettatori di stelle” che “aprono i loro armadi fra le nubi”, mentre “il nostro cuore tenta a buon mercato di comprarsi un sogno”. Un CD, come questo, può bastare. Quando si dice una medicina per l’anima.

© Riccardo Storti

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LE ORME La Via della Seta – di Riccardo Storti

5 settembre 2011

Prima l’attesa, poi la curiosità. Ogni volta che esce un nuovo disco di una band “fondativa” del progressive italiano, l’attenzione è ai massimi livelli. Figuriamoci poi se questo gruppo si chiama “Le Orme”. Inoltre, tenuto conto delle svariate vicissitudini degli ultimi due anni, alla notizia di questa nuova pubblicazione, gli appassionati hanno avuto modo di vedersi raccontato – in musica – un ulteriore capitolo. Ma, come è nostro costume, qui si parla e si scrive di note; il resto non ci appartiene, anche perché l’unico dato che abbiamo tra le mani è un CD che attende di essere, prima di tutto, ascoltato. Però la questione di fondo resta ed è inutile girarci in giro o celarsi dietro ad dito. Ma come saranno Le Orme, per la prima volta, senza la voce e la presenza di Aldo Tagliapietra? Credo sia onesto chiedercelo. Ma pari onestà si impone necessaria durante l’ascolto. Che parli la musica.


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MASSIMO COLOMBO & FELICE CLEMENTE Doppia traccia - di Riccardo Storti

30 agosto 2011

È sempre un estremo piacere avere la fortuna di accedere – di tanto in tanto – nel giardino sonoro del pianista jazz Massimo Colombo. In questa sua recente Doppia traccia (Crocevia di Suoni Records, 2010), Colombo si avvale della compagnia di Felice Clemente al sassofono soprano . Il duo firma per intero il CD, benché il fiatista compaia per 4/5 delle composizioni presentate. Le “due tracce” a cui si fa riferimento, riguardano due mondi musicali, apparentemente lontani tra loro: il jazz e la musica classica. Come lo stesso Colombo mette in evidenza nelle note di copertina, il milieu proposto contiene brani jazz per pianisti classici curiosi oppure pezzi dalla severità classica da alleggerire con una buona dose di swing. Dipende quale punto d’ascolto si decida di selezionare.

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THREE MONKS Neogothic Progressive Toccatas - di Riccardo Storti

12 luglio 2011

Superiamo la – pur affascinante – scenografia gotica di copertina, nome della band e titolo del CD. E andiamo ben oltre le tentazioni limitanti dei paragoni prog. Un trio di “monaci” buiovestiti. Trio prog tastiere, basso e batteria. Alt, occhio, anzi orecchio. Una tastiera e, nella fattispecie, un organo a canne, please. Vabbé. Restiamo al trio? Così scorre – in testa, ma meno nei padiglioni auricolari – la pletora di probabili riferimenti: dagli E.L. & P. alle Orme collagesque, dai Quatermass ai primi Latte e Miele. No, signori, siamo fuori strada. O meglio: per comodità analogica (e di etichette), possiamo anche crederlo, ma, alla fine, perdiamo la vera percezione di questo particolarissimo album che, non solo merita attenzione, ma soprattutto una discreta precisione – come dire? – critica.

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WICKED MINDS Visioni, deliri e illusioni (Tribute to Italian Prog) di Riccardo Storti

11 luglio 2011

Misurarsi con alcuni classici del progressive italiano, magari personalizzando il tutto con una bella iniezione di hard rock. Ecco la scommessa – fattasi ricetta – dei piacentini Wicked Minds che, con questa nuova uscita (pubblicata dalla Black Widow di Genova), hanno voluto (anche loro) omaggiare i 40 anni del movimento musicale tricolore.
Una gestazione maturata dal 2007 ad oggi, periodo in cui la band ha studiato i pezzi ed innescato stimolanti confronti con alcuni dei protagonisti diretti di quelle memorabili tracce. Una bella soddisfazione potere rivivere pietre miliari in compagnia dei vari Martin Grice, Lino Vairetti, Aldo Tagliapietra, Antonio Bartoccetti e Stefano “Lupo” Galifi.



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RED ONIONS Diario di un uomo qualunque - di Mattia Scarsi

21 giugno 2011

Attivi da più di sette anni, nei quali come tutti coloro che vogliono emergere, si sono fatti le ossa negli scantinati e sui palchi della micro-provincia, i perugini Red Onions presentano il loro primo lavoro in studio dal titolo Diario d’un uomo qualunque, un concept album che attraverso le 11 tappe musicali, riporta gli appunti e gli spunti raccolti durante il periglioso periplo dentro se stessi.

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Finardi precursore di un blues italiano? - di Gianni Martin

30 gennaio 2011

Due ore imbevute di musica, parole e racconti, intervallate da sciami di applausi e una standing ovation finale contraccambiata da un’ulteriore perla. Lui sul palco da solo per cantare Favola.

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