MASSIMO COLOMBO Il gioco delle forme - di Riccardo Storti
29 dicembre 2010
A Massimo Colombo piace giocare. “Play”, direbbero gli anglosassoni; e capiremmo subito la polisemia del “gioco” inteso anche come atto di sedersi allo strumento (il pianoforte) e suonare. In questo gioco coinvolge le “forme” in complicità con il contrabbassista Yuri Golubev e il batterista Asaf Sirkis. Il trio come formazione ideale per un divertimento jazz ma non solo.
Colombo – non a caso – inaugura Il gioco delle forme (Splasc(H) Records – 2008) con una suite In breve, collezione di 9 miniature in cui l’osmosi stilistica di generi vive di un deciso approccio all’estemporaneità. Quando si dice improvvisazione; ma sarebbe troppo semplice e prevedibile. Ci mancano gli sguardi, gli ammiccamenti gestuali che sottendono al mood aleatorio di qualsiasi “istante” musicale (Schubert li chiamava “momenti”). E l’ecclettismo di Colombo esce nel modo più spontaneamente integrale: passi da sonata alla Alban Berg (In breve 1), tenui miroir impressionistici (In breve 2), mosse tra Erik Satie e Cole Porter (In breve 3), tracce di Brasile (In breve 4), una sarabande blues (In breve 5), sincopi be-bop (In breve 5), echi di un instabile “novecentismo” tonale corrotto dal jazz (In breve 6), staccati neoclassici dalle raffinate dissonanze (In breve 8) e fusioni di alto contrappuntismo swing (In breve 9).
Una volta usciti dalle naturali tensioni della suite, l’album non abbandona la primaria (e primordiale) attitudine all’interplay tra le parti: Amabile contesto suona come una song senza parole dalle innumerevoli varianti di dialogo tra protagonista (il pianoforte) e le altre “voci”. In Attira ira il sollazzo prosegue negli scatti be-bop all’interno di un flusso armonico di “vuoti” e “ripieni” con notevoli transiti individuali (il solista di Golubev). Pur di segno dinamicamente opposto, anche Frequenti lamenti mette in luce questo reciproco scambio di materiali tra pianoforte e contrabbasso.
Interferenze ritmiche latineggianti su un ossessiva linea dei bassi caratterizzano Reflection One, in cui il piano di Colombo – sul finale – riesce a liberare una suggestiva melodia. Riferimenti casuali ripercorre un viavai di flash espressivi riconducibili tanto al jazz classico quanto ad alcuni sentori “contemporanei” di frontiera. Chiude il CD Maelstrom Suite un omaggio a Lennie Tristano: per piano solo, in questa notevole composizione Colombo passa in rassegna le molteplici possibilità timbriche dello strumento attraverso un dettato armonico e ritmico vicino allo standard cool, ma con sensibili sforamenti in altre aree espressive.
Probabilmente questa è il vero valore aggiunto nella produzione di Colombo: musica “colta” e ragionata, che parte dal jazz ma che non si sa dove possa arrivare. [R.S.]