EMPIRICAL TIME Songs Poems Lady - di Riccardo Storti
4 settembre 2014
Gli Empical Time sono una band
emergente veneta che dichiara apertamente ed esplicitamente di rifarsi al
progressive rock degli anni Settanta. Per questo motivo, si è affidata allo ProsdocimiRecording Studio attraverso la produzione di Mike 3rd e tramite la
supervisione al mixer di Chris Murphy (uno che se ne intende, visto che dalla
sua console ha curato lavori dei King Crimson, Tony Levin, Steve Morse, Terry
Bozzio, etc.).
Ovvio che questo loro SongsPoems Lady (Ma.Ra.Cash, 2013) sia un esordio ben confezionato, frutto di amore ed entusiasmo
per il genere e figlio di un ensemble formato da ragazzi preparati sotto quasi
tutti i punti di vista e di ascolto. Gli appassionati delle sonorità vintage
finiranno per innamorarsi perché gli Empirical Time ci sanno fare.
Detto ciò, però, rischio di
ripetermi se sottolineo ulteriormente che si tratta di un ennesimo prodotto
onestissimo e rispettabilissimo (ci mancherebbe) ma che è fermo al passato e
non aggiunge molto ad una scena già troppo inflazionata?
Brani rifiniti, legati ad una
nobile storia ma talvolta zeppi di schemi stilistici a tratti ripetitivi, sia
nell'ordito melodico-armonico, sia nella riproposizione di topoi alquanto
prevedibili. Attenzione. Ciò non è né un pregio, né un difetto: è un'opzione
espressiva a cui siamo piuttosto abituati e che, comunque, è gradita dalla
nicchia del pubblico prog. Teniamo anche conto del fatto che si tratta di
un'opera prima e, come per tutte le opere prime, ci si gioca un po' tutto
perché ci si affaccia e non è nemmeno facile per chi compone tarare le adeguate
mosse comunicative. Qui ci si rivolge ad un'utenza che, alla fine, cerca quanto
proposto ma il prog di oggi non va in quella direzione. Essere epigonici è, ad
ogni modo, un sistema per rendere più calligrafica la stesura del proprio
biglietto da visita, ma poi si può evolvere.
I brani sono quasi tutti pervasi
da una generale atmosfera floydiana, soprattutto nelle parti più lente
(agogicamente parlando, dall'Andante al Largo), con spezzature dai richiami quasi
tattili ad altre realtà. Gli esempi, che si possono citare, sono molteplici: Three
Years She Crew in Sun and Shower, si muove da poliritmie alla Yes a momenti
individuali di moog alla Alphataurus; in I Travelled Among Unknown Men
non manca nemmeno un episodio di solipsismo chitarristico frippiano; Diamond
Lady Pt. 1 mostra un cuore parente degli Osanna di Milano Calibro 9,
mentre gli stacchetti jazz rock di Untamed rimandano ai Colosseum II; il
gusto per le scale orientaleggianti di Whispers From the Past e di Dancing
On Saturn avvicinano la band al Volo di Medio
Oriente 249.000 tutto compreso (pollice verso per il sequencer impazzito
nella danza saturnina... sa un po' di espediente gratuito).
Pur aderente ad un solido
impianto derivativo, Strange Fits of Passion è il brano che meglio mette
in luce le pregevoli qualità interpretative e compositive degli Empirical Time:
preludio pianistico di grana impressionistica, passo di ballad memore di Us
and Them con uno spiazzante interludio dissonante e rumoristico corredato
da un efficace canto hammilliano.
Per l'attitudine verso la pulizia
metrica, si ascolti anche l'essenzialità lineare di She Dweit Among the
Untolden Ways (in evidenza il basso melodico di Andrea Baggio, componente
quasi silenzioso – rispetto ai ruoli delle tastiere di Riccardo Scarparo e
delle chitarre di Giovanni Croatto e di Federico Galleani – eppure, qua e là, determinante, anche in
combutta con il batterista Robert Anthony Jameson).
Certo, c'è molto di buono:
l'impianto è solido, la cultura musicale è notevole e poggiata su spalle
larghe, ora si tratta di capire se questa devozione al prog è solo un abile e
agile starter per crescere o un cordone ombelicale impossibile da
recidere.
© Riccardo Storti
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